CiSiamoNoi

Deep Purple, Smoke On The Waters! La Leggenda

« Older   Newer »
  Share  
Bonghi87
view post Posted on 7/6/2003, 16:59




Qui si parla dei.... Deep Purple
La Storia...
I Deep Purple si formano in Inghilterra per iniziativa del tastierista Jon Lord, del chitarrista Ritchie Blackmore, del batterista Ian Paice, del cantante Rod Evans e del bassista Nick Simper; siamo nel 1968 e la prima parte della loro parabola artistica li vede impegnati nell’approntare in tempi piuttosto rapidi il loro album d’esordio al fine di onorare il contratto precedentemente siglato con la EMI per l’Europa e con la Tetragrammaton per l’America grazie agli uffici di Derek Lawrence, produttore indipendente e vecchio amico dello stesso Blackmore.
Il risultato di queste poche settimane di lavoro in studio è “Shades of Deep Purple”, che si propone come un album in cui trovano posto tanto composizioni originali quanto cover di brani di altri musicisti ma che dimostra come il gruppo sia ancora acerbo e confuso nelle ambizioni, tanto che l’unico pezzo degno di nota è “Hush” (per altro una cover) che si guadagna un ottimo riscontro in termini commerciali negli Stati Uniti trascinando così in alto nelle vendite l’intero disco, mentre in Gran Bretagna il tutto passa sotto silenzio.
I Purple decidono di avviare il loro primo tour nel continente americano allo scopo di cavalcare l’onda di questo primo e per alcuni versi imprevisto successo e contemporaneamente danno alle stampe la loro seconda fatica, “The book of taliesyn”, che però non riesce a liberarsi dai limiti compositivi ed esecutivi già riscontrati nel precedente full-lenght.
A tenere in altro le sorti della band ci pensa proprio questa serie di concerti tenuti un po’ ovunque negli Stati Uniti, durante i quali i giovani musicisti dimostrano di saper tenere ottimamente il palco e in occasione dei quali soprattutto lo scatenato Blackmore mette in mostra il suo carattere difficile e spigoloso, riuscendo ad esempio ad entrare in contrasto con gli allora già celebri Cream (a cui i Purple facevano da supporter per una parte del loro tour) per aver “osato” scimmiottare la caratteristica mimica di Clapton durante alcuni assoli.
Il gruppo rientra in Inghilterra nel 1969 e, senza concedersi neanche un attimo di pausa, torna in studio per la sua terza fatica, intitolata semplicemente “Deep Purple”, che vede la luce dopo un processo di gestazione molto più lungo ed elaborato rispetto alle prime prove e che in effetti propone una serie di brani che, seppur non destinati ad entrare nel novero dei classici del rock, sono testimoni di una maggior maturità sia in fase di song-writhing che in fase di esecuzione tecnica.
All’uscita del nuovo disco segue un ulteriore tour negli Stati Uniti, durante il quale il gruppo rafforza la sua posizione di primo piano nel panorama rock d’oltreoceano, anche se di fatto questa serie di concerti sancisce la fine della “prima epoca Purple” in quanto emerge definitivamente una frattura insanabile tra il terzetto Blackmore-Lord-Paice e la coppia Simper-Evans, con quest’ultima che dimostra di fatto di non essere dotata del passo necessario per garantire la prosecuzione ad alti livelli dell’attività della band, arrivando così all’abbandono che si consuma al ritorno in Gran Bretagna dopo un’ultima serie di concerti.
Ha inizio così, con uno “split”, il periodo più felice e prospero dei Deep Purple in termini di creatività, periodo durante il quale vedono la luce dischi che assurgeranno ben presto al rango di capolavori immortali della musica rock quali “In rock”, “Machine head” e “Made in Japan”.
Il duo Evans-Simper viene sostituita da un’altra coppia cantante-bassista proveniente da una band di secondo piano allora attiva nel circuito dei club londinesi, gli Episode Six, già per contro loro avviati verso un rapido declino; la coppia è formata da Ian Gillan e Roger Glover, che entrano a far parte in pianta stabile dei Purple dopo l’estate del 1969 premettendo al gruppo di raggiungere in poco tempo un nuovo livello di completezza e vitalità.
Curiosamente però, il primo album della band registrato e pubblicato con la nuova formazione non è un album rock bensì un “Concerto for group and orchestra”, progetto scaturito dalla mai doma fantasia di Lord, che dal canto suo covava quest’idea da tempo anche in considerazione degli studi musicali di stampo classico compiuti da bambino ed in adolescenza, progetto peraltro indubbiamente rischioso perché un suo eventuale fallimento avrebbe comportato quasi sicuramente un affossamento definitivo del nome dei Purple in Gran Bretagna, dove ancora la band non aveva trovato quel riscontro positivo già ottenuto negli U.S.A.
Il concerto si tiene nell’autunno del 1969 alla “Royal Albert Hall” davanti alle telecamere della BBC ed ottiene un clamoroso successo, nonostante i tempi per le prove congiunte tra il gruppo e la filarmonica fossero durate solo 3 giorni; di fatto l’idea di Lord si rivela come il miglior grimaldello che i Purple potessero concepire per poter finalmente sfondare anche nella natia Inghilterra… e da qui in un certo senso si può dire che inizia la loro vera storia.
Ormai tutto è pronto affinché la band punti alla vetta, così i cinque musicisti entrano in studio con parecchio materiale in carniere e danno inizio alle registrazioni del nuovo disco; “In rock” rappresenterà un elemento centrale non solo nella carriera artistica dei Deep Purple ma una pietra miliare per l’intera storia del rock, rivelandosi virtuale iniziatore e capostipite della corrente musicale generalmente denominata hard-rock.
Particolare emblematico è che per la prima volta i brani risultano firmati da tutti i componenti, ad indicare una responsabilità collettiva delle scelte artistiche dalla quale emergono peraltro tensioni interne relative in particolare ai costanti duelli tra la chitarra di Blackmore e le tastiere di Lord (basti pensare alla granitica “Speed king” o all’emozionante “Child in time”, impreziosita inoltre da una prova superlativa di Gillan).
Il nuovo anno, il 1971, vede il gruppo intensamente impegnato su più fronti, il primo dedicato all’attività live ed il secondo alla preparazione del nuovo lavoro in studio, che viene dato alle stampe durante l’estate con il titolo di “Fireball”; come spesso accade ad album che hanno il compito di raccogliere l’eredità di una precedente opera assurta al rango di capolavoro (si pensi ad esempio a quello che succederà solo qualche anno dopo ai Pink Floyd con il binomio “The dark side of the moon” - “Wish you were here”), critica e pubblico dimostrano una parziale delusione in merito alla nuova produzione, che se di certo si assesta su livelli inferiori rispetto ad “In rock”, dimostra comunque come ormai i Purple siano un gruppo in grado di sfornare musica vera, intensa, ottimamente suonata ed interpretata.
Il 1972 è invece l’anno di “Machine Head”, che viene registrato in Svizzera e che da un certo punto di vista può essere considerato come il culmine della parabola artistica del gruppo, quanto meno relativamente ai lavori registrati in studio, dato che al suo interno trovano spazio song che hanno fatto la storia non solo dei Purple ma dell’intero rock, come “Space trucking” ma soprattutto “Highway star” e “Smoke on the water”, contenenti la prima uno degli assoli di chitarra e la seconda uno dei riff più conosciuti, suonati ed imitati di tutta la musica contemporanea.
Questo momento concentra in sé una doppia valenza; se da un lato infatti segna l’esplosione definitiva a livello mondiale della band, dall’altro costituisce anche l’inizio del declino, determinato soprattutto dai dissapori artistici e personali sempre più evidenti tra Blackmore e Gillan; un momento di tregua si registra in occasione del tour giapponese, durante il quale viene registrato (i concerti sono quelli di Tokyo ed Osaka) il mitico doppio album “Made in Japan”, che molti reputano ancor’oggi come “il” live per eccellenza…frutto di una prova leggendaria dei cinque musicisti in particolare nei momenti di “duello” tra chitarra e tastiere (“Highway star”) e chitarra e voce (“Strange kind of woman”).
Terminata l’esperienza nel paese del Sol Levante il gruppo fa ritorno in Inghilterra, dove si dedica alla pubblicazione del nuovo disco, l’ultimo registrato con questa formazione (almeno fino alla reunion del 1984), intitolato “Who do we think we are” e dopo l’uscita del quale si assiste all’abbandono di Gillan e Glover, ormai entrati in contrasto insanabile con Blackmore, vero “leader” all’interno di una band che fino a quel momento aveva cercato di evitare di averne uno, perseguendo una filosofia di assoluta parità in termini di rilevanza tra i suoi diversi componenti.
Dopo 4 anni dal precedente cambio di formazione si assiste così all’ingresso nei Purple di una nuova coppia cantante-bassista, questa volta formata da David Coverdale e Glenn Hughes, in possesso di caratteristiche piuttosto differenti rispetto ai loro diretti predecessori, essendo Coverdale dotato di una voce meno cristallina ed acuta rispetto a quella di Gillan ma al contempo di grande fascino e calore, mentre Hughes si dimostra, oltre che bassista di notevole tecnica e versatilità, dotato anch’egli di una splendida voce che si potrebbe definire di matrice “nera”.
Il risultato dell’unione tra il terzetto Blackmore-Lord-Paice, appartenente alla vecchia guardia, ed il binomio Coverdale-Hughes, portatore di idee più vicine a sonorità blues e funky è l’entusiasmante “Burn”, album di sicuro livello qualitativo nel quale spiccano in particolare la title-track, song di stampo neoclassico, e “Mistreated”, canzone sicuramente debitrice per intensità e struttura all’estetica blues di cui si fa portabandiera all’interno del gruppo il nuovo vocalist.
Nello stesso anno i Purple si impegnano in una sorta di mini-tour europeo, finalizzato per lo più al rodaggio in sede live dei nuovi membri, che si risolve in un nuovo strabordante successo di pubblico e critica.
Già il 1974, nonostante gli incessanti impegni dal vivo, si rivela anno buono per l’uscita del nuovo disco, “Stormbringer”, che vede peraltro la luce in un clima di particolare tensione determinata dagli atteggiamenti sempre più da “dittatore” tenuti da Blackmore all’interno della band (soprattutto nei confronti di Coverdale, il quale da parte sua non si tira certo indietro nel confronto soffrendo inoltre anche la presenza di Hughes, che a sua volta rivendica un maggior peso in merito alle parti cantate…).
Nonostante tali premesse “Stormbringer” si rivela un ottimo platter, dove in particolare si fanno notare le influenze funky portate da Hughes a discapito delle sonorità più marcatamente hard-rock, dominanti ai tempi di “Machine head”; da segnalare la title-treck e la struggente ballata “Soldier of fortune”.
Con la pubblicazione di questo album si sancisce di fatto l’abbandono dei Deep Purple da parte di Blackmore, che, giusto per onorare gli impegni precedentemente sanciti in forma contrattuale, prende parte ad un ultimo tour del quale si può avere una valida testimonianza nel live “Made in Europe”.
Lo split del chitarrista di fatto mette a repentaglio la prosecuzione dell’epopea-Purple, anche in considerazione del logoramento psicologico sofferto da Lord e Paice dopo anni di intensissima carriera; la soluzione alla crisi viene trovata da Coverdale e risponde al nome di Tommy Bolin, chitarrista di notevolissimo livello tecnico, che entra a far parte della band in sostituzione di Blackmore dimostrandosi peraltro affine come idee e cultura musicali al nuovo corso inaugurato all’interno del gruppo da Coverdale e Hughes.
Ritrovati ispirazione ed entusiasmo, nel 1975 i quattro membri “consolidati” ed il nuovo arrivato entrano in studio con grande voglia di fare ed il risultato del loro grande lavoro è “Come taste the band”, album assolutamente sorprendente se si pensa al sound di lavori come “In rock” e “Machine head” ma allo stesso tempo testimone dell’enorme capacità creativa ed evolutiva di un gruppo che è voluto rimanere sempre sé stesso senza però sclerotizzarsi su formule immutabili.
Purtroppo questa si dimostrerà come una parentesi felice ma piuttosto breve, in quanto già in occasione del successivo tour iniziano a sorgere problemi rilevanti determinati soprattutto dal massiccio uso di eroina fatto da Bolin (in particolare prima delle esibizioni live); come se ciò non bastasse lo stesso pubblico presente ai concerti spesso non rinuncia a dimostrare la sua diffidenza verso il nuovo chitarrista, considerato quasi come un usurpatore del “trono” fino a pochi mesi prima saldamente in mano a Blackmore.
Il fondo viene toccato l’ultima sera del tour inglese del 1976, quando Bolin (destinato poi a morire di overdose nel dicembre dello stesso anno) si presenta sul palco in condizioni pietose, incapace perfino di trovare la forza di imbracciare la chitarra… sembra la fine, almeno fino al 1984, anno in cui il gruppo si ricostituisce nella sua formazione più celebre: Gillan, Blackmore, Lord, Glover e Paice.
Il ritorno dei Purple si concretizza nell’album “Perfect strangers”, lavoro che si dimostra capace di rinverdire i fasti di un passato che sembrava lontano più nei contenuti e nelle idee che non nel tempo, seguito dopo 3 anni dall’altrettanto valido “The house of the blue light”.
Il resto è storia recente, con la temporanea defezione di Gillan sostituito per l’arco di un unico disco (“Slaves and masters” del 1990) da Joe Lynn Turner, il definitivo split di Blackmore, sostituito durante il tour di “The battle rages on” da Satriani, e il successivo ingresso nella band del virtuoso chitarrista Steve Morse, che contribuisce al nuovo corso dei Purple, caratterizzato da prove più che convincenti quali “Purpendicular” e “A.Band.On”, album che testimoniano la ritrovata vena creativa di un gruppo che, senza il timore di essere smentiti, è riuscito a rimanere sulla breccia per più di 30 anni avendo sempre qualcosa di significativo da dire e con pieno merito rappresenta un pilastro davvero fondamentale dell’ “edificio rock”.

La Discografia
1968
Shades of Deep Purple
Studio album
1969
Deep Purple
Studio album
1969
The Book of Taliesyn
Studio album
1969
Concerto for Group and Orchestra
Live album
1970
In Rock
Studio album
1971
Fireball
Studio album
1972
Made in Japan
Live album
1972
Machine Head
Studio album
1973
Who do we think we are
Studio album
1974
Burn
Studio album
1974
Strombringer
Studio album
1975
Come Taste the Band
Studio album
1976
Made in Europe
Live album
1977
Last Concert in Japan
Live album
1980
In Concert
Studio album
1984
Perfect Stranger
Studio album
1987
The House of Blue Light
Studio album
1988
Nobody's Perfect
Live album
1990
Slave & Master
Studio album
1992
The Battle of Rages On
Studio album
 
Top
Dude
view post Posted on 12/6/2003, 08:33




posto oggi pome.
 
Top
Dude
view post Posted on 12/6/2003, 14:23




ok solo un appunto...
SHADES OF DEEP PURPLE è un album FANTASTICO!!! Il futuro hard rock dei deep purple non esiste ancora, questo è hard blues + psichedelia! fantastico!!! scaricatevi hey joe fatta dai deep purple!!!!!
 
Top
Bonghi87
view post Posted on 12/6/2003, 19:28




Io direi 2 canzoni che fanno capire la loro immensità:

Smoke On The Waters

Child In Time
 
Top
Dude
view post Posted on 12/6/2003, 21:10




aggiungerei alla tua lista tutto il made in japan
 
Top
Bonghi87
view post Posted on 12/6/2003, 21:55




Esatto! Non sapevo se postarlo o no prima...
 
Top
view post Posted on 21/11/2003, 06:31
Avatar

☭☭☭☭☭☭☭☭☭☭

Group:
Member
Posts:
98,550
Location:
Sassuolo (Mo)

Status:


SOLDIER OF FORTUNE SECONDO ME E' UN CAPOLAVORO!

child in time dimostra tutta la bravura di blackmore a paice (miglior batterista di sempre secondo me)

smoke on the water di solito la dice chi non conosce i deep purple...
 
Top
Gidan88
view post Posted on 24/11/2003, 00:14




smoke on the water è una delle più famose dei Deep senza alcun dubbio,ma c'è chi dice che ha un ritmo commerciale e chi dice che é fantastica
secondo me nn è affatto la migliore loro ma è una canzone niente male(specie l'assolo)
 
Top
view post Posted on 24/11/2003, 16:31
Avatar

☭☭☭☭☭☭☭☭☭☭

Group:
Member
Posts:
98,550
Location:
Sassuolo (Mo)

Status:


quoto
 
Top
Bonghi87
view post Posted on 18/12/2003, 15:34




la migliore è Child In Time
 
Top
Nudge
view post Posted on 9/10/2005, 10:45




Buongiorno a tutti

Fan (come me) dei DEEP PURPLE!! se siete di GENOVA potete venire GIOVEDì 13 OTTOBRE al BULLDOG di Serra Ricò dove suonermeo con i SHADES OF LIGHT siamo un gruppo tributo ai DEEP PURPLE se non potete venire andate a fare un giro sul nostro sito.
 
Top
10 replies since 7/6/2003, 16:59   213 views
  Share