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Erano solo piromani

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Vaefides
view post Posted on 30/1/2005, 02:54




Erano solo piromani
Gli assassini di Primavalle possono tornare in Italia. Lollo dal Brasile fa sapere che non chiede scusa a nessuno e che non tornerà. Peccato, lo aspettavano in qualche osservatorio democratico...

ROMA - Colpevoli restano colpevoli, ma in galera non ci andranno più. Almeno per quel reato, la «strage di Primavalle». Da ieri i condannati per il rogo avvenuto a Roma la notte del 16 aprile 1973 in cui morirono i fratelli Virgilio e Stefano Mattei, 22 anni il primo e 8 il secondo, sono uomini liberi. Achille Lollo, Marino Clavo e Manlio Grillo, latitanti da sempre (il solo Lollo scontò 2 anni di carcere preventivo) possono tornare alla luce del sole, anche in Italia, senza rischiare l’arresto. La corte d’assise d’appello di Roma ha dichiarato estinte per prescrizione le condanne a 18 anni di pena ciascuno. L’istanza era stata presentata dall’avvocato Francesco Romeo, difensore di Clavo. La Procura generale ha espresso parere favorevole estendendo d’ufficio la richiesta agli altri due condannati, e la Corte ha detto sì. Liberi tutti, dunque, per mancata esecuzione delle condanne. Finisce così la travagliata storia giudiziaria cominciata una notte di 28 anni fa, quando i tre che allora militavano nel gruppo di Potere operaio - mai confessi, anche dopo la sentenza definitiva - incendiarono la porta della casa in cui viveva con la famiglia il segretario della sezione del quartiere romano di Primavalle del Movimento sociale italiano, Mario Mattei.
I processi ebbero andamenti ed esiti contraddittori. Lollo, che all’epoca aveva 22 anni, fu arrestato quasi subito, Clavo e Grillo - 20 e 32 anni - fecero in tempo a scappare. In primo grado, nel 1975, l’accusa chiese l’ergastolo per il reato di strage, ma la corte d’assise assolse gli imputati per insufficienza di prove. Sei anni dopo la corte d’assise d’appello annullò quella sentenza perché uno dei giudici popolari era «affetto da malattia di natura neuropsichiatrica». Dopo la conferma della Cassazione gli atti tornarono ad altri giudici di secondo grado, che nel dicembre ’86 dichiararono gli imputati colpevoli, ma non del delitto di strage: incendio doloso, duplice omicidio colposo, uso di esplosivo e materiale incendiario. Totale delle pene, 18 anni ciascuno. La Corte di Cassazione ha confermato questa sentenza nell’ottobre 1987, ma Lollo, Clavo e Grillo sono rimasti latitanti. Lollo si scoprì in Brasile dopo qualche tempo, degli altri nessuno traccia.
Oggi quelle condanne sono prescritte, in base all’aritmetica giudiziaria. L’articolo 172 del codice penale dice che «la pena della reclusione si estingue col decorso del tempo pari al doppio della pena inflitta». In questo caso, però, non il doppio di 18, cioè 36. Perché quel 18 è la somma di singole condanne a 8 anni per l’incendio doloso, 3 anni più altri 3 per i due omicidi colposi, e altri 4 per altrettante condanne da un anno ciascuna per l’esplosivo. Per la prescrizione dev’essere conteggiata ogni singola pena, e qui la più alta è di 8 anni, che si estingue in 16. Decorrevano dal 13 ottobre 1987, sono scaduti il 12 ottobre 2003.
«La corte ha applicato correttamente la legge e i principi costituzionali sui quali si fonda la prescrizione della pena - commenta l’avvocato Romeo -. La pena non è né può essere persecuzione infinita da un lato e strumento di vendetta sociale dall’altro, sicché trascorso un determinato periodo di tempo lo Stato, per un principio di elementare civiltà giuridica, non ha più interesse alla sua esecuzione in quanto ritiene che il condannato, se nel frattempo non ha commesso altri reati, si sia ravveduto». E il difensore di Clavo aggiunge: «Mi auguro che ora i rappresentanti del ceto politico evitino la rituale richiesta di leggi più aspre, pene più severe, punizioni per i giudici e mettano piuttosto in cantiere proposte di soluzioni politiche per quanto accaduto in quel periodo: amnistia o indulto con contestuale divulgazione di tutto ciò che su quegli anni è custodito negli archivi di Stato, in modo che tutti sappiano e tutti possano comprendere. Solo così si potrà superare politicamente quella tormentata stagione della nostra storia, e solo così si potrà rispettare il dolore dei parenti di tutte le vittime, cui va la mia comprensione e il mio rispetto. Bisogna fare i conti con la storia altrimenti la storia, prima o poi, presenta il conto».




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